Presentate a Codogno le prime stime sull’annata agraria 2018
Confermati i livelli produttivi di latte dell’ultimo biennio per le stalle milanesi e lodigiane; stabile anche il mais, mentre cala la produzione di riso. Lo calcola la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, che in occasione dell’inaugurazione ufficiale della 228° Fiera Autunnale di Codogno ha diffuso le prime stime dell’annata agraria. “Per quanto riguarda il latte – spiega Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti Interprovinciale – la produzione è rimasta in linea con l’anno scorso. Si conferma, dunque, il trend positivo del prodotto Made in Italy. I consumatori dimostrano anche di apprezzare l’indicazione d’origine per latte e derivati introdotta nell’aprile del 2017, dopo che già a giugno 2005 l’etichettatura era entrata in vigore per il prodotto fresco. Segno che la nostra battaglia perché sia resa nota l’origine di tutti gli alimenti è giusta e condivisa”.
Nel 2018 produzione alla stalla nelle province di Milano e Lodi – precisa la Coldiretti – è cresciuta di poco più dell’1% dopo che era salita del 5% nel 2017. “D’altro canto, però, sono lievitati anche i costi. Basti pensare al boom dei consumi energetici a causa dell’afa dell’ultima estate – dichiara il Presidente Rota –. Sul fronte del prezzo alla stalla, c’è stato un trend positivo negli ultimi mesi e le prospettive per la prossima annata sembrano buone”.
Bene la richiesta di carne bovina, che seguendo gli ultimi trend si traduce in maggiore produzione di materia prima per hamburger. In calo, invece, del 7,2% il prezzo della carne suina, che arriva – spiega la Coldiretti – dopo un’annata precedente molto positiva. A gravare negativamente è soprattutto la stanchezza del mercato dei prosciutti nell’ultimo periodo, che si traduce, a parità di macellazioni, in un prezzo riconosciuto al produttore in forte flessione (-16%).
Nei campi – continua la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza nel suo rapporto diffuso per la Fiera di Codogno – pesa il clima pazzo, con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Gli effetti sono stati gelo, nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua, grandinate e siccità che si sono succeduti colpendo a macchia di leopardo durante l’anno lungo tutta la Penisola e provocando oltre un miliardo e mezzo di euro di danni alle coltivazioni in tutta Italia
Solo l’ultima ondata di maltempo, che ha colpito l’Italia ed è costata almeno 7 milioni di danni in Lombardia, ha fatto registrare conseguenze stimate in oltre centomila euro fra Lodi e Milano, tra terreni allagati, semine da rifare e coperture strappate dal vento. “L’eccesso di pioggia – dichiara il Presidente Rota – ha posticipato le semine o in alcuni casi le ha anche distrutte. E’ andata male soprattutto per i cereali a paglia, fortemente danneggiati dagli sbalzi di temperatura. Con il mais siamo riusciti a rimanere, invece, nella media nonostante le difficoltà climatiche”.
Pesanti – chiarisce la Coldiretti su dati Ispra – anche gli effetti dell’ultima ondata anomala di calore autunnale, che spinge il 2018 al record dell’anno più bollente da oltre due secoli con una temperatura media superiore di 1,77 gradi rispetto al valore di riferimento (1961-1990), che ha stravolto i cicli naturali con le foglie che non cadono dalle piante e mosche, zanzare e cimici ancora presenti alla vigilia dell’inverno. Proprio la proliferazione delle cimici ha causato danni in media del 20% su soia, mais e orticole, con punte del 50% in alcune zone del Milanese e del Lodigiano. Il caldo ha bruciato poi il 50% della produzione di miele, con punte per alcune varietà che arrivano a sfiorare l’80%.
In diminuzione, inoltre, le superfici coltivate a riso, che in Lombardia sono scese sotto quota 100 mila ettari, l’80 per cento delle quali è concentrato nel Pavese ma il resto, fatta eccezione per una quota minore a Mantova, si trova proprio tra Milano e Lodi. “Il prezzo in questo settore si è mosso, soprattutto negli ultimi 40-50 giorni – riconosce il Presidente della Coldiretti Interprovinciale -. Per i risi tipici delle nostre zone è salito intorno ai 50 euro al quintale. La situazione potrà migliorare dopo che la Commissione Europea ha finalmente riconosciuto il danno economico dovuto ai volumi di importazioni a dazio zero di riso dal sudest asiatico e da Paesi come la Cambogia e la Birmania che violano sistematicamente i diritti umani. Ci attendiamo il voto favorevole del Consiglio dell’Agricoltura della UE a dicembre per il ripristino concreto dei dazi”.
“Anche questa annata agraria – conclude Alessandro Rota – è stata segnata nel suo complesso da alti e bassi. Dovremo continuare a fare i conti con gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici e per questo resta decisiva la valorizzazione dei prodotti agroalimentari del nostro territorio, per farne riconoscere l’unicità, garantendo ai nostri imprenditori il giusto reddito e assicurare, attraverso il lavoro agricolo, la tutela della biodiversità e del territorio”.